La Cattedrale di Gaeta è un palinsesto architettonico che fonda le sue radici sulle
reliquie dei Santi Protettori raccolte nel luogo sacro a partire dall’VIII secolo. La Basilica, consacrata da Papa Pasquale II nel 1106, viene definita nei secoli successivi a 7 navate sorrette da colonne e altri materiali di spoglio. Nel secolo XVIII viene dotata di una cripta barocca per accogliere le reliquie dei Santi. Tra il 1788 ed il 1792 la chiesa viene restaurata con massicci interventi che riducono il luogo sacro a sole tre navate., inglobando le colonne antiche nelle pesanti murature borboniche. A partire dal 1903 la chiesa viene dotata di una facciata in stile neogotico. Il 27 settembre 2014 la Basilica viene riconsacrata al termine di un restauro che ha rimesso in luce parte della struttura e delle decorazioni medievali.
Nel 1148 un privato donò un terreno alla cattedrale per la costruzione della torre campanaria. Il monumentale campanile venne realizzato su disegno di Nicolò d’Angelo, marmorario romano della famiglia dei Vassalletto. Alto 57 metri, in stile arabo-normanno, ha il basamento composto da innumerevoli blocchi provenienti da monumenti romani e medievali (particolarmente dal mausoleo di Lucio Sempronio Atratino), gli altri livelli sono stati realizzati in laterizio con ricorsi di materiale lapideo, il torrino è decorato da innumerevoli scodelle arabo moresche. La scalea sottostante la torre campanaria da accesso alla chiesa: lungo la scala sono ben visibili due bassorilievi rappresentanti Giona che viene ingoiato e risputato dal pistrice, elementi facenti parte dell’antico pulpito del duomo. Sotto le sculture si trovano due sarcofagi romani strigilati (vasche della prima metà del III sec.).
Dalla chesa si accede anche nella seicentesca cripta o succorpo. Nel 1594, dopo la ricognizione canonica delle reliquie dei santi conservate in cattedrale si procede alla realizzazione della cripta destinata a contenere, sotto l’altare, le reliquie dei martiri: S. Erasmo (vescovo di Antiochia, S. Marciano (primo vescovo di Siracusa), S. Casto (primo vescovo di Sessa Aurunca), S. Secondino (vescovo di Sinuessa), S. Probo (vescovo di Formia nel 303), S. Innocenzo (vescovo) e S. Eupuria (martire). Il succorpo realizzato ad una navata su disegno degli architetti napoletani Lazzari, mostra le pareti rivestite di marmi policromi e le volte decorate con stucchi e affreschi di Giacinto Brandi (1662-64) rappresentanti, al centro, Dio Padre con cherubini e la Gloria di S. Erasmo (entrambi perduti a causa di una bomba aerea che colpì la cattedrale la notte tra l’8 e il 9 settembre 1943), sempre al centro la gloria degli altri santi, mentre ai lati il pittore ha voluto inserire una serie di figure allegoriche.
Di altissimo valore artistico è il paliotto dell’altare e la balaustra dove i marmorari dell’epoca utilizzarono un’enorme varietà di marmi policromi e pietre preziose per rappresentare vasi di fiori, uccelli e decori vari. Sempre di Brandi è la pala d’altare con il Martirio del vescovo antiocheno (1664). Chiude la cripta un straordinario cancello in bronzo (1700) con le effigi della città.
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