La Famiglia Vagnati a Gaeta
La famiglia Vagnati, almeno dal 1837, è proprietaria del vano terraneo.
Probabilmente Michele Vagnati, originario di Procida, e la moglie Paolina Mastroianni qui vivevano sfruttando l’ambiente come abitazione e come piccolo laboratorio vicino al lido del mare e quindi al porto. Michele era dedito al commercio marittimo di terza classe, quindi di piccolo cabotaggio, per lo piu di carbone ed olio. Proprio in Gaeta, nel 1837, nacque Giuseppe, il primo autoctono della famiglia Vagnati.
Mese di Maggio dell’anno 954
Testamento del Duca di Gaeta Docibile II
In nome del signore Iddio nostro salvatore Gesù Cristo […] io domino Docibile, per grazia di Dio duca di questa città, […] voglio e ordino che […] il duca arino mio Figlio1, abbia anche, intera e integra, la […] casa donatami dalla abbatessa domina Megalu, mia sorella, con i piani inferiori e superiori, […] la cantina al pian terreno che si trova dalla parte del mare sotto la chiesa cattedreale, con l’ingresso e l’uscita e con tutte le sue pertinenze; ma non abbia mai licenza di costruire al di sopra della finestre della chiesa cattedrale medesima2.
- Marino duca di Fondi (945 – 954)
- Archivio di Montecassino, Cod. Ms. 712 Foglio 53gr – 59v (copia sec. XVII).
Traduzione di Salvatore Riciniello
La Cisterna
Nell’ambiente sottostante impermeabilizzato è presente un’antica cisterna sotterranea a pianta rettangolare e coperta da una volta a botte: ancora oggi si riempie di acqua piovana proveniente dalle montagne rocciose presenti di fronte la Cattedrale.
Per utilizzare l’acqua è ancora visibile una parte del pozzo “attingitoio”, con varie aperture a diverse quote, che conduce fino alla sacrestia de Duomo. La tecnica costruttiva permette di ascrivere il manufatto all’antica Roma, assimilandolo alle altre cisterne coeve riscontrate sotto la cattedrale e sotto il museo Diocesano.
L’impianto idrico di questa serie di cisterne si assimila alla florida area portuale che insisteva sull’adiacente lido del mare. Non a caso cicerone scrive portus Caiatae celeberrimus atque plenissimus navium – il porto di Gaeta famosissimo e ricchissimo di navi.
Il muro antico
L’ultimo ambiente del nostro locale è con ogni probabilità quella cantina dell’abbadessa Megalu, descritta da Docibile II nel testamento: adiacente alla chiesa di San Salvatore da un lato, ed alla piccola chiesa che fungeva da Cattedrale dall’altro.
Il vano costruito nell’alto medioevo, presenta un varco di accesso originario realizzato nel tracciato delle mura ducali, il ”Muro Antico” (sec. VIII), strumento di difesa più arretrato rispetto al “Muro Nuovo”, costruito dal Patrizio Imperiale Giovanni (890 -933), padre di Docibile II, che ampliava il territorio fortificato verso ovest. Del “Muro Nuovo” si rintracciano brani in via Bausan (originali o riassemblati) e nell’adiacente palazzo Arcivescovile (includeva quindi nella fortezza l’attuale Vico Gaetani, esterno alla cantina).
Il torchio per l’olio
Gia nel corso del ducato, gaeta era nota per la produzione di olive e olio: le olive, una volta passate sotto una grossa macina azionata da un somaro, venivano raccolte su dischi di spago sovrapposti e posti sopra una caschetta in muratura per essere pressati attravero sun torchio azionato da un grosso masso. Dalla premiatura ne deriva acqua e olio che successivamente venivano sepratati. Nella cantina è ancora presente la vasca in muratura impermeabilizzata, il foro nel muro dove inserire l’asse e il masso che doveva spingere verso il basso.
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